London goes East
Anna Attademo (FPhD student, Università degli Studi di Napoli, Dipartimento di Progettazione urbana ed Urbanistica)
Londra affronta in questi anni, per la terza volta, l’avventura delle Olimpiadi. L’area scelta per ospitare questa manifestazione è stata determinante per l’aggiudicazione dell’evento. Si è, infatti, messo in luce che attraverso le Olimpiadi si sarebbe operata la rigenerazione dell’area Est di Londra, serbatoio di segregazione sociale e degrado urbano, trascurata a livello governativo e regionale da decenni. Qui la cultura del luogo alimenta l’insieme delle sue potenzialità inespresse, radicate a livello locale, che ha qui un’espressione reale, i Boroughs. Mi riferisco ai tanti piccoli eventi di musica e arte, ai mercati del vintage, che arricchiscono una sotto cultura urbana particolarmente fertile negli ultimi anni. La cultura trasportata nell’evento agisce come catalizzatore dello sviluppo urbano, attiva processi di recupero di queste aree. Nelle aree di margine del Parco Olimpico, si ricerca nella forza del progetto la possibilitą di superare lo stereotipo di un Est senza qualitą né valore. Fra i risultati al momento più significativi, la High Street di Stratford, collegamento fisico tra il cuore di Londra e l’Est e sistema di spazi negati, in cui, a partire dalle passeggiate ed installazioni del London Festival of Architecture 2010 e puntando alla più generale rimodulazione dello spazio aperto connessa all’occasione delle Olimpiadi, si cerca di restituire qualitą ad un’arteria vitale e fertile. In parte, attraverso l’ascolto e il coinvolgimento di local business, community leader e user group si cerca di evitare lo scivolamento in una culture-led gentrification, come per il caso dei non distanti Docklands, demone e insieme riferimento della pianificazione britannica.