Spazi eventuali come “scenografie urbane”

Anna AgostiniFram_menti

Premessa
Spesso nella città contemporanea accade che diverse aree dello stesso spazio urbano siano interessate da profondi cambiamenti che sottendono a fini diversi e che sono messi in atto attraverso mezzi altrettanto lontani tra loro. Nel contempo nuove dinamiche sociali ridefiniscono in modo fluido e mutevole i confini della comunità consolidata, aprendo nuove questioni e richiedendo nuove chiavi di interpretazione per comprendere l’evoluzione del territorio.
Attivare e decodificare queste dinamiche diventa, secondo noi, la vera chiave di svolta per un nuovo approccio di gestione materiale del territorio. L’enorme bagaglio d’esperienze quotidiane e letture analitiche, colte secondo chiavi interpretative generate a diversi livelli d’approfondimento sono tanto importanti quanto le necessarie indagini statistiche, morfologiche e funzionali attuate dagli specialisti. Affidarsi ad uno solo di questi due canali d’interpretazione, è scelta tanto inefficace quanto inopportuna, sia per il singolo cittadino che per la comunità nel suo insieme.

Spazi eventuali come “scenografie urbane”
In quest’ottica l’evento, come manifestazione del delicato equilibrio tra riappropriazione degli spazi e indagine esplorativa, come risignificazione transitoria dello spazio della città, come immaginazione temporanea delle logiche di trasformazione della città stessa diventa, così, uno strumento chiave per la lettura della città contemporanea e per l’evoluzione del contesto urbano verso uno sviluppo sostenibile, partecipato e condiviso.
L’evento è quindi fondamento base per attivare una lettura del territorio che tenda ad aprire alla città luoghi che le appartenevano, ma che le sono stati negati, ma anche per far entrare nella città ciò che appartiene ad altri luoghi, ad altre dinamiche, facendo vivere quegli spazi secondo esperienze disorientanti rispetto al comune sentire ed evidenziando così di contro le dinamiche che legano quei luoghi all’immaginario comune.
L’evento, come manifestazione del delicato equilibrio fra formale ed informale, si nutre dell’instabile armonicità dinamica tra associazionismo ed istituzioni, società civile ed accademia, architettura, arte, musica, spettacolo, in un contesto che alimenti contaminazioni ed osmosi tra le diverse chiavi di lettura.
L’evento, nel lavoro di ricerca portato avanti in questi anni, diventa quindi strumento essenziale per svelare scenografie urbane, ovvero spazi a disposizione, definiti di volta in volta da ciò che vi accade e non solo dal comune sentire, spesso banalizzato, che attribuisce loro poche e determinate funzioni. Scenografie urbane: luoghi disegnati (grafòs) tracciati da un gesto, da un evento, dalla mano di un architetto, da pratiche sociali quotidiane, dal non- uso prolungato.