Torino eventuale
Agata Spaziante (Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e Università di Torino)
Processi di rigenerazione urbana ed effetti sugli spazi pubblici, attorno all’evento olimpico
La trasformazione di Torino negli ultimi venticinque anni ripercorre in tutti i sensi le vicende che hanno caratterizzato la complessa questione della dismissione prima e del riuso poi, delle aree industriali dismesse. Ne costituisce anzi uno dei casi italiani ed europei più significativi e più noti, quello in cui il processo di dismissione è avvenuto forse in modo più precoce, più massiccio, più eclatante. Una parte molto consistente di questa rigenerazione urbana ha trasformato aree private (industriali) in aree pubbliche (viabilità, standard urbanistici, aree per attrezzature pubbliche). La città ha guadagnato notevoli quantità di spazi pubblici.
All’operazione di rigenerazione ha contribuito l’evento Olimpico del 2006, che Torino ha fortemente cercato per assicurarsi l’amplificazione e l’accelerazione dei processi di trasformazione rimasti precedentemente poco dinamici.
Questo evento può collocarsi fra quelli definiti dal Call for Paper “eventi esplorativi” tesi ad intervenire su luoghi problematici (aree dismesse, parti separate di città, immagini stereotipate), per promuovere – all’interno di uno strumento di pianificazione classico e fortemente caratterizzato come il PRG progettato da Gregotti e Cagnardi tra il 1986 e il 1995 – visioni, pratiche, possibilità di trasformazione futura dando occasioni di rilancio ad una città depressa da una grave crisi industriale ed identitaria. Ed effettivamente l’evento olimpico ha funzionato da amplificatore del possibile, ha prodotto nuovi spazi e nuovi edifici, ha promosso un uso temporaneo della città, ha funzionato come dispositivo in grado di agevolare un processo di rigenerazione della città già progettato, ha innescato le auspicate dinamiche di immaginazione e di rigenerazione urbana.
Non tutto è però risultato soddisfacente: proprio la qualità degli spazi pubblici e dell’edilizia (privata e pubblica) ha deluso aspettative e strategie della città.