Tra-s-formare lo spazio pubblico: recinti “aperti” e vuoti “densi”.
Orfina Fatigato, Maria Luna Nobile – Università degli studi di Napoli Federico II
1.Quale spazio pubblico?
Le passeggiate di Philippe Petit, il funambolo francese noto a tutti come colui che ha attraversato nell’aria il vuoto tra le Twin Towers e tra le torri di Notre Dame negli anni ‘70, rappresentano una delle forme più incredibili di occupazione di uno spazio pubblico: il cielo. Il termine passeggiata usato da Petit quando parla delle sue performance rappresenta molto bene il senso dell’impresa, più legata al rapporto col luogo, come senso di appropriazione di uno spazio attraverso l’evento.
Le sue azioni considerate illegali pongono una questione importante sulla legittimità delle forme dioccupazione del suolo e sul significato di spazio pubblico nella città contemporanea, in cui sempre più forti sono le barriere che separano gli spazi vitali al suo interno.
2. Aperto1/Chiuso2-Pubblico/Privato: barriere nella città contemporanea
Gli eventi spesso svelano una “città latente”, già pronta al cambiamento o interprete del cambiamento stesso. Gli eventi, sono spesso il pretesto, l’occasione per rompere il susseguirsi asfissiante dei recinti della città: barriere tra ciò che è pubblico è ciò che è privato, tra ciò che è utilizzato e ciò che è in disuso, tra ciò che è sicuro e ciò che non lo è.
3. Il caso dei contenitori industriali dismessi: l’ex manifattura tabacchi di Scafati
La relazione tra spazio pubblico e privato, tra spazio aperto e chiuso è particolarmente centrale in relazione al dibattito sulle aree dismesse3, sugli spazi e sui manufatti da restituire alla città come nel caso dell’edificio dell’ex manifattura tabacchi di Scafati (SA), che si propone come caso studio.
L’intento dell’amministrazione che ha acquisito la struttura è stato quello di dare “nuova vita” ad uno degli spazi centrali della città: da luogo del lavoro, la cui vita si svolgeva al chiuso all’interno delle sue “mura”, a luogo di incontro, di condivisione, di accoglienza e dunque aperto. Reinterpretare i “recinti” e il “vuoto” in relazione al cambio di destinazione d’uso di questo edificio è stato uno dei temi del D.O.S. (Documento di orientamento strategico) all’interno del programma PIU’ Europa.
Il gruppo di ricerca interno al DPUU della Facoltà di architettura di Napoli ha contribuito alla redazione del D.O.S.. Lo studio condotto ha avuto tra gli esiti anche la costruzione di una serie di scenari di trasformazione possibili per l’ex manifattura tabacchi. Si è immaginato per questo spazio usi pubblici variati nel tempo. Si è tentato di rompere il recinto dell’abbandono, della non conoscenza e della indifferenza nei confronti del “destino” di uno degli edifici culturalmente più rappresentativi della città, attraverso l’evento e per gli eventi futuri. Ad oggi dopo due anni dalla chiusura del lavoro di ricerca si intende raccontare le tappe di costruzione della ipotesi trasformativa, le successive modificazioni ed i “nuovi abbandoni”.