I forti di Roma: un patrimonio tra oblio e riscoperta
Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della cosiddetta “guerra fredda”, in tutti i paesi europei si è posto il problema di un nuovo assetto logistico delle Forze Armate indirizzato ad una diversa collocazione della presenza militare sul territorio. In conseguenza della fine della leva obbligatoria e della riduzione degli effettivi, numerose aree operative sono state abbandonate o sono in via di dismissione. Il processo di dismissioni iniziato nel 1997 ha subito un’accelerazione negli ultimi anni per contribuire, con la valorizzazione e vendita dei beni, al risanamento del debito pubblico.
La dotazione edilizia militare è di grande rilevanza quantitativa, distribuita su tutto il territorio nazionale, in particolare nelle aree costiere e sull’arco alpino e con una forte presenza nella Capitale. E’ notevole il valore architettonico e paesaggistico di molti siti militari che,in alcuni contesti, offrono grandi opportunità di riequilibrio urbanistico e rigenerazione del tessuto urbano .
Molte delle leggi “finanziarie” che si sono succedute dal 1997 ad oggi dedicano un capitolo alle alienazioni e valorizzazioni delle strutture militari dismesse promuovendo i PUV (Programmi Unitari di valorizzazione), attribuendo poteri speciali all’Agenzia del Demanio ,favorendo la costituzione di Società e fondi immobiliari alle quali affidare il compito di valorizzare le strutture, la stipula di protocollo d’intesa e accordi di programma tra Ministero della Difesa e Amministrazioni locali,creando corsie preferenziali nelle procedure di variante urbanistica. Sullo sfondo il decreto sul federalismo demaniale del 2010 che prevede, a seguito della approvazione dei relativi programmi di valorizzazione, il trasferimento di una parte del patrimonio ai Comuni.
La mancanza di risorse delle amministrazioni centrali e locali, la crisi di liquidità degli investitori e delle banche, una insufficiente chiarezza sui ruoli dei diversi attori e la farraginosità delle relazioni interistituzionali rendono accidentato il percorso di valorizzazione .
A ciò si accompagna una forte preoccupazione dei cittadini residenti nei contesti urbani chiamati in causa che si sono organizzati per scongiurare due pericoli: il primo è che le strutture abbandonate si degradino e siano occupate abusivamente; il secondo è che, mentre già intravvedono le opportunità di rigenerazione del contesto in termini di adeguamento di spazi e servizi pubblici, le varianti urbanistiche tese a favorire l’investimento possano dare spazio a speculazioni che aggraverebbero situazioni locali già penalizzate da una condizione di insufficienti standard urbanistici.
Nella Capitale una parte consistente di questo patrimonio riguarda il sistema dei forti . Il FAI ha promosso il 16 aprile 2012 un incontro nel quale è stata fornita un’ eccellente documentazione dello stato di fatto dei manufatti e delle procedure in corso.
http://www.senato.it/relazioni/21616/310286/310627/364737/372418/genpagina.htm
– per un quadro nazionale della valorizzazione delle strutture militari vedi il numero 239/240 di Urbanistica Informazioni on line