IL GIOCO NON APPARTIENE AI BAMBINI

Gianfranco Staccioli, CEMEA -Centro Educazione Metodi Educazione Attiva

Il gioco non appartiene ai bambini. Certo, il gioco rappresenta per loro una necessità, una spinta vitale per scoprire sé stessi e per comprendere il mondo. Senza il gioco i bambini non possono crescere, così come avviene da sempre per tutti gli esseri viventi “intelligenti”.

In questi giorni di relazioni familiari concentrate, molti adulti hanno fatto una scoperta interessante: giocare con i bambini è divertente. Chi ha provato a lasciar fuori l’ansia apprenditiva o il potere che può derivare dal sentirsi “grandi”, ha scoperto che i bambini non sono “piccoli”: hanno pensieri, desideri, intuizioni, attese, necessità, paure, che sono della stessa natura di quelle degli adulti. Chi è stato accanto ai bambini in questo modo, ha giocato. E se lo ha fatto senza sostituirsi a loro, ascoltando e condividendo azioni, pensieri ed emozioni, si è certamente divertito. Il divertimento è il sale del gioco. E non appartiene ai bambini.

Il microcosmo familiare, nonostante i limiti, ha consentito anche di sperimentare la ricchezza di una relazione a piccolo gruppo. “Chi gioca solo non perde mai”, recita un antico proverbio. In parte è vero, chi gioca con altri può anche perdere, ma sicuramente vince molto. Vince sul proprio egocentrismo, vince usufruendo della ricchezza di chi sta con lui, vince rinforzando le relazioni affettive, vince imparando a guardare il mondo con gli occhi di un altro…

Questo microcosmo familiare ha segnalato punti oscuri (come lasciare i bambini soli con il gioco o spingerli verso tecnologie ludico-didattiche), ma ha indicato anche delle luminosità. Come il poter giocare con i bambini, senza voler prevalere su di loro e come imparare a giocare in gruppi piccoli. Questa microcomunità ristretta nello spazio di un appartamento, di un giardinetto o di una terrazza, può adesso cominciare ad espandersi. Senza perdere però queste due scoperte: il gioco ha bisogno di relazioni non strumentalizzanti ed ha bisogno di svolgersi insieme a pochi altri.

Gli spazi aperti possono essere vissuti in questo modo ludico ed in sicurezza. Il gioco non appartiene solo ai bambini, ma anche a chi sta con loro (parenti, compagni o educatori), ed appartiene alla cultura nella quale si trova colui che gioca. Tocca agli adulti predisporre, organizzare questo spazio ludico, facendolo vivere di giochi che non fanno mai “perdere”, giochi che permettono sempre di “vincere” sull’individualismo e sulle differenze.