Napoli, i progetti di FOQUS Fondazione Quartieri Spagnoli
di Lucia Fonti (redazione BISP)
Durante l’anno appena trascorso le limitazioni negli spostamenti e nelle relazioni sociali hanno dimostrato come sia fondamentale il ruolo che gli spazi pubblici rivestono nella quotidianità. Poter uscire, incontrare persone, muoversi liberamente all’aria aperta, recepire continui stimoli da ciò che ci circonda, parlare e confrontarsi con le persone, attività in apparenza banali, diventano vitali e necessarie per il benessere reciproco.
In particolar modo in città come Napoli, lo spazio pubblico è da sempre luogo di incontro, confronto, come di scontro, di apprendimento e relazione. Le strade, le piazze, i bar, le scuole, i circoli diventano teatro di tutte le espressioni umane, che in questo periodo di lockdown, abbiamo compreso come possano essere limitate nell’ambiente domestico, specie se di piccole dimensioni e condiviso con altre persone con esigenze differenti.
Nei Quartieri Spagnoli di Napoli l’esigenza di vivere lo spazio esterno all’abitazione diviene fondamentale specie se in 30 mq di casa abita una famiglia con membri di età diversa ed esigenze differenti. Per venire incontro alle famiglie e alle esigenze dei ragazzi, andando oltre i limiti della didattica a distanza, in certi contesti improponibile per assenza sia di spazi domestici idonei, sia di mezzi tecnologici, i docenti della scuola d’infanzia Dalla Parte Dei Bambini e della scuola secondaria di I grado Scuola Diffusa hanno portato “fuori” la scuola, sfruttando le potenzialità degli spazi pubblici del rione, organizzando le lezioni per le strade del quartiere, nelle piazzette, sulle scalinate, dai balconi o sulla terrazza dell’ex monastero che ospita questi istituti paritari. Queste due scuole infatti fanno parte di FOQUS, Fondazione Quartieri Spagnoli onlus, un progetto di ben ampio respiro, che partendo proprio da uno spazio vuoto e privo di funzioni (i 10.000 mq dell’ex Istituto Montecalvario) ha creato un hub vitale che andasse a colmare le carenze di un quartiere fragile come quello in cui si trova.
I Quartieri Spagnoli, ubicati nel centro della città di Napoli, hanno tutte le caratteristiche tipiche delle “periferie” per quanto riguarda i tassi di disoccupazione/inoccupazione, criminalità, devianza e dispersione scolastica con relativa bassa quantità e qualità dell’esposizione linguistica, caratterizzati da una condizione di precarietà sociale-economica-culturale, oltre che da una notevole densità abitativa (20.000 abitanti per Kmq), e dove il 20% degli abitanti è straniero. La popolazione ha un’età media molto bassa, infatti qui risiede il 10% dei bambini di tutta Napoli. Di contro la disponibilità di verde pubblico è la più bassa in Italia (0,6 mq per abitante contro i 3,6 mq di media nazionale).
In un contesto così problematico dove è palese l’inefficacia delle politiche pubbliche e il carente dialogo nei rapporti tra la famiglia, la scuola e i servizi sociali, il ruolo della scuola diviene fondamentale per determinare il futuro di molte generazioni di bambini, poiché ben il 34% dei ragazzi tra gli 8 e i 12 anni abbandona la scuola (la dispersione scolastica in Europa è del 9%, in Italia è del 20%, nei Quartieri Spagnoli del 32%).
Creare una scuola interessante, appassionante e coinvolgente, che dia stimolo diviene necessario specie in periodo di pandemia, quando per educare alla coesione sociale, alla socialità e alla cultura non serve necessariamente uno spazio chiuso.
In questi quartieri fragili lo spazio pubblico è diventato un’aula a cielo aperto, la città stessa è diventata aula, sperimentando ogni forma possibile di educazione in ambienti che non siano gli spazi chiusi a cui si è abituati. In questa contaminazione tra città, spazio pubblico e scuola, i ragazzi sono riusciti a scoprire nuovi elementi, creando relazioni con lo spazio fisico di per sé e con le vicissitudini che esso può accogliere, in una relazione fisica e sociale che spesso le città contemporanee tendono a rinnegare o dimenticare.
I bambini sono al centro del progetto educativo promosso da FOQUS, con l’obiettivo di far vivere la scuola come un’avventura senza separazione tra acquisizione di abilità, tecniche di codifica e comprensione, tra mondo cognitivo e mondo emotivo. In queste classi aperte ed interdisciplinari, l’approccio ad una scuola attiva è stato fatto attraverso poesie di Gianni Rodari lette tra i balconi delle case, canzoni cantate per apprendere le prime parole in piazza Plebiscito, una staffetta di lettura e recitazione di poesie sulla terrazza della Fondazione FOQUS, lezioni di scienze al parco, in contesti che possono essere uno stimolo continuo e un ottimo rimedio alla perdita di contatto e di socialità che la didattica a distanza ha inevitabilmente comportato.
Nata nel 2013 come laboratorio di rigenerazione educativa, sociale e produttiva la fondazione FOQUS è un progetto di rigenerazione urbana, di promozione di sviluppo socio-economico e contrasto all’emarginazione, di emancipazione, di inclusione e di riscatto sociale, iniziato con il coinvolgimento di un centinaio di giovani inoccupati e disoccupati, invitati a esprimere idee di impresa e autoimprenditorialità. Successivamente il progetto ha seguito un percorso di sviluppo che ha visto l’avvio di progetti di contrasto alla povertà, di integrazione e formazione per le donne delle comunità straniere, per le persone con disabilità, creando una comunità educativa e produttiva di imprese culturali e creative dove ogni giorno persone di tutte le età usufruiscono della struttura e delle diverse attività interne, come piccole e medie imprese che lavorano sul territorio attraverso la formazione professionale e l’assistenza. Poiché l’educazione non ha età nè luoghi, il progetto di FOQUS mira anche a formare le giovani mamme ed avviarle verso percorsi di lavoro così da poter innalzare il livello culturale ed economico, nonché la qualità della vita.
Il progetto, sfruttando le potenzialità di uno spazio di notevoli dimensioni oggi recuperato e rivitalizzato e le carenze della zona (assenza di asili nido, alto tasso di inoccupazione…), oltre i finanziamenti ottenuti tramite i bandi di Impresa sociale Con i Bambini e della Fondazione Con il Sud e tramite fondazioni e imprese private o stati esteri, ha generato una comunità che stimola la creazione di nuove imprese (cooperative), nuova occupazione giovanile (in settori di alta qualificazione e nuove professionalità), e servizi alla persona e alla crescita individuale.
Il tutto in con un modello di nuovo welfare comunitario che si autosostiene economicamente e che genera nuovi interessi, stimoli e possibilità per le persone che abitano la zona e non, contribuendo alla ripresa sociale e culturale.
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