Spazio pubblico a misura di bambino: Barcellona la “Ciudad Jugable”
di Giulia Condulmari (corrispondente BiSP dalla Spagna)
Da alcuni anni a Barcellona è stato avviato il Plan de Barrios (Piano dei quartieri) con l’obiettivo di restituire uguaglianza sociale e qualità di vita ai cittadini di una delle città più dense d’Europa, in cui la struttura viaria, la speculazione edilizia e il sempre più crescente turismo massivo hanno fatto sì che, negli ultimi decenni, si perdesse sempre più spazio per la vita di quartiere.
A partire dal progetto delle Superrillas (Superblocks) in alcuni quartieri come Poblenou, Sant Antoni, Dreta de l’Eixample y Esquerra de l’Eixample, la sindaca Ada Colau ha permesso la sperimentazione di nuove strategie di intervento urbano, per mezzo di processi partecipativi, finalizzate a invertire la gerarchia stradale, dando maggior importanza ai pedoni e ponendo al centro dell’attenzione il “vicinato”.
La pandemia non sembra frenare queste iniziative, che anzi, in risposta a questa epoca, risultano ancor più efficaci, né tantomeno viene frenato l’interesse dei cittadini. Un interesse radicato e attivo per i propri quartieri, manifestato con feste e ricorrenze, come Las Festes Majors (feste patronali dei distretti) celebrate durante tutta la stagione primaverile-estiva, nonché con lunghe battaglie politiche per rivendicare gli spazi della comunità.
Ne è un esempio la piazza Sant Miquel, nel quartiere Gòtic Sur, in pieno centro città, in cui, nel 1979, la Asociación de Vecinos del Gòtic decise di celebrare la Festa Major di quartiere proprio in questo spazio per reclamarlo come luogo di incontro comunitario, andando contro la volontà di trasformarlo in un parcheggio.
Questo evento è stato finalmente concretizzato proprio durante la pandemia, il passato novembre 2020, con la realizzazione di una nuova piazza, frutto delle numerose proposte presentate dai cittadini.
Oltre ad aumentare la superficie destinata al verde, riducendo l’isola di calore, adeguare l’illuminazione ai nuovi requisiti di risparmio energetico e ristudiare il sistema viario e di parcheggio per lasciare l’intero spazio libero dalle macchine, l’intervento è anche e soprattutto la manifestazione di un nuovo importante obiettivo per lo spazio pubblico di Barcellona: passare da una “città con aree gioco” a una “Ciudad Jugable” (città giocabile).
L’Istituto di Infanzia e Adolescenza di Barcellona, con il progetto “Parlano i bambini e le bambine: il benessere soggettivo dell’infanzia a Barcellona“, nonché la pediatra Herminia Villena dell’Institut Català de la Salut, già da prima della pandemia di Covid-19 hanno evidenziato l’urgente necessità per bambini e bambine di maggiore tempo e spazio a disposizione per svolgere attività all’aria aperta con i propri genitori e a contatto con il proprio quartiere.
“Il gioco ha bisogno di tre condizioni: tempo libero, autonomia e spazi. Ma il tempo libero è scomparso e le città sono delle auto”, afferma il pedagogista Francesco Tonucci in un’intervista, sostenendo che è proprio attraverso il gioco nei primi anni di vita che si acquisiscono gli apprendimenti più importanti sui quali costruire tutta la conoscenza.
È a tal proposito che il Comune di Barcellona ha lanciato dal 2019 il Plan del juego en el espacio público de Barcelona con el horizonte 2030, con il fine di recuperare spazio pubblico tra strade e piazze della città da destinare a zona di gioco, nonché di trasformare i cortili scolastici a favore di una diversificazione gender-neutral nella proposta di gioco, attraverso processi partecipativi e cocreativi i cui attori principali diventano proprio i più giovani.
Così, anche in Plaça Sant Miquel, l’area gioco non è una zona circoscritta della piazza, ma si estende in tutto lo spazio, coinvolgendo anche gli adulti. Si assiste ad un flusso energico continuo di persone durante tutto l’arco della giornata, costituendo un luogo di incontro all’aperto dove poter socializzare, particolarmente prezioso in questi mesi.
Allo stesso tempo, non troviamo il tradizionale castello di legno con scivolo, la casetta per le bambine e le porte da calcio per i maschietti, bensì giochi più fluidi, anticonvenzionali e dinamici, che riescono a coinvolgere maschi e femmine, grandi e piccini, in egual misura.
Seguendo il pensiero della designer americana Cas Holman, attraverso il gioco i bambini imparano a socializzare, ad esprimersi e a conoscere loro stessi. Il gioco nello spazio pubblico della città può quindi in un certo senso diventare uno strumento di educazione, costruendo le basi per una società migliore.
Ridimensionare la città a misura di bambino significa ripensare gli spazi a favore delle categorie più vulnerabili, con un approccio inclusivo in grado di far emergere l’identità di tutti.
Per saperne di più:
https://institutinfancia.cat/es/proyectos/ciudad-jugable/
https://ajuntament.barcelona.cat/dretssocials/es/innovacion-social/ciudad-jugable
https://www.elperiodico.com/es/barcelona/20190408/tres-nuevas-supermanzanas-barcelona-7396385
https://ajuntament.barcelona.cat/fomentdeciutat/es/que-hacemos/el-plan-de-barrios-de-barcelona