Ecomuseo dei bambini e delle bambine. Per un percorso 3-11 di patrimonializzazione partecipata

di Claudio Gnessi, Presidente Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros

Ve li ricordate i cartoni animati di Tom & Jerry? Ecco, io quando ero bambino impazzivo quando entravano le ciabatte della governante (o mamma, tata… non ricordo). Il motivo è semplice: quello era il momento in cui mi rendevo conto che tutto quello che stavo vedendo era calibrato sul mio punto di vista. Non il mio personale, ma quello di un bambino qualunque che, come regola di vita, aveva imparato intuitivamente che per farsi ascoltare bisogna guardare in alto, verso il mondo degli adulti. Così vicino e così lontano.

Quando abbiamo cominciato a lavorare con il progetto dell’Ecomuseo dei bambini e delle bambine, la sfida è stata quella di metterci in ginocchio: per osservare il mondo, il territorio, il quartiere da quel punto di vista inedito: quello dei bambini e delle bambine.

In questo breve articolo, oltre a dare gli elementi di base della metodologia del percorso, provo a tracciare una sintesi degli esiti, assolutamente sorprendenti, del percorso avviato nel 2018 presso il plesso Balzani e proseguito nel 2019 e 2020 nel plesso Pisacane dell’I.C. Simonetta Salacone di Roma.

Il concept

L’Ecomuseo dei bambini e delle bambine nasce dall’idea di far emergere una nuova relazione significativa tra i destinatari (fascia 3-11 anni) e il territorio in cui risiedono e/o praticano. Il progetto ha come obiettivo l’aumento del capitale semantico degli alunni e delle alunne, in modo da offrire loro un sistema di orientamento di secondo livello (emotivo, concettuale, immaginario) in grado di potenziare la capacità di agire lo spazio del quotidiano. L’idea è di creare i presupposti affinché i destinatari siano in grado di costruire autonomamente percorsi di esplorazione, fruizione e uso del territorio che, più che essere protetti, siano sensati.

La prospettiva è quindi quella di accompagnare i destinatari a prendere possesso dello spazio del quotidiano non solo dal punto di vista fisico ma soprattutto mentale, usando da un lato il patrimonio culturale sedimentato (materiale e immateriale), dall’altro il proprio patrimonio personale in cui i luoghi si trasfigurano in estensioni emotive della persona. Questa pratica procede dal riconoscimento del significato dei luoghi che, partendo dal valore culturale sedimentato (il valore collettivo), approdi alla sfera affettivo- immaginativa personale.

In tal modo si procede alla costruzione di una geografia emotiva che mette in tensione il collettivo e l’individuale. Lo spazio, allora, da luogo dei sensi altrui, diventa luogo dei sensi propri, contribuendo a renderlo abitabile e agibile per il minore.

I percorsi

La costruzione dei percorsi patrimoniali nel territorio diventa, in tal senso, un modo per costruire una nuova conoscenza ed esercitare la nuova competenza di lettura/scrittura del territorio. Anche il classico percorso casa scuola, diventa un patrimonio di conoscenza che i destinatari potranno trasmettere, come “inventario” di valori, significati e relazioni. E a proposito di relazioni, in questa fase, diventa essenziale far emergere gli “aiutanti magici” che i destinatari possono eleggere nel territorio. Parliamo delle persone bussola e dei luoghi bussola.

I primi già esistono nella conoscenza dei destinatari (il giornalaio, il barista, il vigile etc.) e sono quelle persone che appartengono al patrimonio relazionale quotidiano dei bambini e delle bambine. I secondi, invece, sono eletti tra quegli spazi patrimoniali dal valore sedimentato che vengono connotato come landmark nella geografia personale.

Lo spazio, animato da queste persone e da questi luoghi orientanti, diventa terreno fertile su cui esercitare le proprie autonome capacità di interpretazione, orientamento e lettura.

La narrazione

Nel momento in cui, composta la mappa dei luoghi, delle persone, dei percorsi, si passa alla narrazione del territorio, ci siamo resi conto di cosa voglia dire passare alla prospettiva Tom & Jerry. Da questa posizione, le normali convinzioni di noi adulti su cosa sia patrimonialmente rilevante, cedono il passo a una visione totalmente nuova eppure radicata in modo sorprendente ai sensi dei luoghi.

La narrazione dello spazio del quotidiano – che sarà restituita dai bambini e dalle bambine attraverso eventi pubblici gestiti e coordinati da loro – procede da una consapevolezza del valore del territorio che non è frutto di categorie ma di un pensiero intuitivo. Le connessioni, la narrazioni, i punti di vista non mettono in fila i concetti che ci si affanna a sistematizzare per trasmetterli nel modo “giusto”, ma procedono secondo logiche totalmente nuove, come dicevamo sganciate da strutture e teorie.

Quello che scaturisce da questo mosaico narrativo è un patrimonio straordinariamente vivo, in cui il valore sedimentato viene riconosciuto e accettato, ma allo stesso tempo viene reinterpretato secondo una prospettiva totalmente nuova.

Un esempio eclatante è la modalità di narrazione del patrimonio artistico. I vari murales e installazioni artistiche sono riconosciuti, graficizzati, descritti anche con dovizia di particolari, ma l’ambito patrimoniale in cui vengono collocati nella narrazione non è quello, appunto, artistico, ma quello del movimento. In questa prospettiva il patrimonio ha un valore in quanto raggiungibile attraverso il movimento libero, gratuito, sganciato dall’uso di mezzi di trasporto privati. L’accessibilità delle diverse risorse attraverso il “moto per” raggiungerle è considerato un patrimonio e le risorse stesse, scatenando il moto necessario a raggiungerle, lo rafforzano. Il simbolo di questo percorso patrimoniale non a caso è un aquilone, che ben rappresenta questa idea di patrimonializzare la libertà e “leggerezza” di questo movimento nel/verso il territorio e il suo patrimonio.

Foto di Luisa Fabriziani

Conclusioni

Il progetto ci ha indicato nuovi standard in termini di ricerca territoriale, in particolare per quanto concerne la nostra attività principale, ovvero il processo di patrimonializzazione partecipata del territorio.

L’Ecomuseo Casilino da sempre cerca di spostare la soggettività delle narrazioni del patrimonio locale in capo a chi vive nel territorio. Attraverso il percorso dell’Ecomuseo dei bambini e delle bambine, il processo ha portato a un esito totalmente inedito.

Se l’attività con gli adulti aveva densificato quanto emerso nei processi precedenti (confermando o implementando le mappe di comunità), l’azione con i minori ha portato a un allargamento dei confini dell’Ecomuseo stesso, introducendo nuove prospettive interpretative e, per certi versi, problematizzando quelle consolidate.

Per tale motivo, alla fine del processo, è maturata la convinzione dell’esigenza non solo di aggiornare le mappe dell’Ecomuseo Casilino, ma di revisionare la struttura del catalogo territoriale introducendo questi nuovi percorsi, in modo da dare ufficialità e valore al patrimonio censito e mappato dai minori.

In tale prospettiva, quindi, sarà costruita una piattaforma, in costante aggiornamento, che seguirà i prossimi appuntamenti di questo percorso andando a costituire una nuova prospettiva ecomuseale, quella appunto dei bambini e delle bambine, che sarà oggetto di revisione annuale al fine di far emergere i nuovi percorsi che dovranno essere “trasportati” sulle mappature ufficiali dell’Ecomuseo Casilina e la cui narrazione sarà appannaggio dei minori attraverso eventi pubblici concordati con il corpo docente.

Quella prospettiva (Tom & Jerry) da sempre espulso dall’orizzonte pubblico, da sempre considerata minore e inferiore, sarà parte costituente del punto di vista collettivo sul territorio e parte integrante della narrazione corale del patrimonio condiviso dalle comunità locali.