A QUITO PER AIUTARE LE CITTA’ DEL TERZO MONDO

di Pietro Garau

Il fatto che dal 17 al 20 di questo mese si terrà la Conferenza ONU sull’Abitazione e lo Sviluppo Urbano Sostenibile non ha destato molto interesse in Italia. Non che questi temi non siano importanti; ma è più facile attirare l’interesse del vasto pubblico, compreso quello professionale, quando ci si occupa dell’immediato e del tragico, come è doveroso nel caso di disastri prossimi e lontani, oppure delle vicende che ci toccano più da vicino, come è il caso dell’accoglienza dei migranti.

Eppure i disastri immediati sono figli dell’incuria di medio e lungo termine. Così come le inondazioni ed i terremoti fanno più danni e vittime quando non ci si cura di imporre od osservare zone di rispetto ambientale o regolamenti di edilizia antisismica, così gli eventi migratori sono il risultato non solo di eventi di ordinaria straordinarietà come campagne di aggressione e guerre civili, ma anche dell’ incapacità da parte dei paesi in via di sviluppo di assorbire i “rifugiati del sottosviluppo”, che inevitabilmente lasciano le campagne per cercare, di norma, una migliore esistenza nelle città più vicine.

Noi ci lamentiamo delle “ondate di migranti” che si riversano sulle nostre sponde. Ma non ci viene mai in mente che questi sono numeri risibili di fronte alle enormi migrazioni interne che stanno avvenendo nel sud del mondo.

Le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite ci dicono che a metà di questo secolo, e cioè tra meno di trentacinque anni, il 96 per cento dei 2 miliardi e trecento milioni di nuovi abitanti del pianeta si insedieranno nelle città dei paesi in via di sviluppo. Proprio così: non semplicemente nei paesi più poveri, ma nelle città dei paesi più poveri.

La sfida è quindi gigantesca, ed è singolare che eventi come la Conferenza ONU di cui sopra abbiano luogo solo ogni vent’anni. Si prevede che i partecipanti a questo appuntamento, che si svolgerà a Quito, capitale dell’Ecuador, ed è noto come “Habitat III” per marcarne la continuità con le altre due conferenze del 1996 e del 1976, saranno circa trentaseimila. Tutti cercheranno risposte alla sfida di una fenomeno di urbanizzazione che non ha precedenti nella storia dell’umanità e che se mal gestito rischia di farci abbandonare per sempre, ed assai presto, le speranze di poter almeno ritardare il riscaldamento irreversibile del pianeta in cui viviamo. Si tratta quindi di trovare e attuare soluzioni urbanistiche tali da garantire condizioni di vita accettabili – abitazioni decenti dotate di standard minimi – minimizzando impatti energetici e consumo di suolo: in altre parole, il tipo di urbanistica sostenibile propugnata da decenni dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e basata sulla pianificazione di insediamenti di buona densità capaci di avvicinare gli abitanti e garantire l’economicità dei servizi essenziali quali acqua, sanità, e trasporti urbani. E’ questo lo spirito della “New Urban Agenda” che i paesi membri dell’ONU si apprestano ad adottare a Quito.

LA BENNALE ED HABITAT III

La “New Urban Agenda” ha dato importanza al tema dello spazio pubblico dedicandovi uno dei documenti tematici della conferenza ed affidandone l’approfondimento ad una speciale Policy Unit creata per sviluppare il tema delle strategie spaziali urbane e delle ineguaglianze derivanti dal mercato dei suoli. Tale policy unit e’ stata guidata dall’INU in collaborazione con la Urban Planning Society of China. Inoltre, uno dei ‘targets” dell’obiettivo 11 per lo sviluppo sostenibile e’ proprio sullo spazio pubblico e consiste nell’impegno a garantire entro il 2030 spazi pubblici accessibili e sicuri a tutti, e soprattutto a donne, anziani e bambini.

Allo spazio pubblico saranno dedicati eventi sia al Congresso Mondiale degli Amministratori Locali che avra’ luogo a Bogota’ a ridosso della Conferenza, sia alla Conferenza stessa. L’evento principale alla Conferenza relativo allo spazio pubblico sara’ una sessione formativa di tre ore sul “Global Public Space Toolkit” risultato dalla collaborazione tra INU e UN-HABITAT. E la sua conclusione sara’ un appuntamento alla Biennale 2016 per un workshop formativo di tre giorni sullo stesso argomento. Si prevede che a questo appuntamento parteciperanno sia UN-HABITAT che l’organizzazione mondiale delle citta’ e dei governi locali, UCLG, che prevedibilmente garantiranno la presenza di esperti, rappresentanti della societa’ civile ed amministratori locali provenienti segnatamente dai paesi in via di sviluppo –proprio coloro che la definizione di principi normativi e la raccolta di buone esperienze in Italia ed in altri paesi, da sempre preoccupazione principale della Biennale, potra’ aiutare nel difficile cammino verso la realizzazione dei principi della “New Urban Agenda” e del target 11.7 per lo sviluppo sostenibile.

Innanzitutto, però, sarà anche doveroso iniziare i lavori ringraziando le città del terzo mondo che in tutti questi anni sono riuscite, male finche’ si vuole, ad accogliere miliardi di nuovi abitanti. Nel dopo Conferenza il compito di tutti, e si spera anche dei giovani architetti e urbanisti italiani, sarà quello di lavorare assieme perché’ questo gigantesco compito sia svolto nella maniera più umana e intelligente possibile. Anche per dare qualche alternativa in più a coloro che sfidano la morte affrontando le onde del mediterraneo.

Pietro Garau ha lavorato per più di vent’anni a UN-HABITAT, il programma ONU che ha organizzato la Conferenza ONU di Quito. Ha insegnato politiche urbane a Sapienza Università di Roma ed è uno degli urbanisti italiani promotori della Biennale dello Spazio Pubblico. Su incarico del Segretariato di Habitat III ha condotto, per conto dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) ed assieme al Segretario Generale della Urban Planning Society of China, la preparazione di uno dei dieci “policy papers” che hanno fatto da sfondo alla redazione della “New Urban Agenda”.

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