Dallo Smartphone alla città
Come può la mano di un progettista, dalla semplice e naturale traccia di un cucchiaio, arrivare a disegnare
un’entità cosi complessa come la città? Ma soprattutto oggi, come si può passare dalla naturalezza di
un cucchiaio, oggetto apparentemente così familiare, alla complessità delle nuove reti tecnologiche che,
entrando nella quotidianità, hanno rivoluzionato non solo la nostra vita ma la percezione che l’uomo ha
dello spazio intorno?
Abbiamo, così, raccolto la provocazione di Ernesto Nathan Rogers, vecchia di 70 anni ed eppure ancora così
attuale, per riflettere su che cosa voglia dire progettare la città oggi, nell’era dei “big data”.
Il cucchiaio rappresenta una forma molto elementare che interagisce con l’uomo sulla base di definite
e precise corrispondenze funzionali. Cosa succederebbe, in questo caso, se all’interno del sillogismo di
Rogers, al cucchiaio sostituissimo lo smartphone, lo strumento più intimo che ognuno possiede, ormai
simbolo del nuovo contesto digitale? Attraverso lo smartphone il singolo individuo ha tutto quello di cui ha
bisogno, diventa veicolo di informazioni e di movimenti. Cosa succederebbe se diventasse anche in grado
di modificare lo spazio in cui viviamo? Come si controlla l’hardware se il software che lo comanda diventa
intelligente?
E’ fondamentale trattare la discussione dalla scala del singolo individuo, nel suo ambiente più domestico,
fino a quella della comunità, dello spazio pubblico e delle infrastrutture.
Ci interroghiamo sul presente e futuro delle nostre città che sempre di più sembrano basare la loro crescita
sui concetti di digitalizzazione e condivisione sociale.
Quindi, come si progetta la città al tempo dello smartphone?
Autore: Andrea Bulloni, Matteo Arietti, Francesco Cassinari, Enrico Bertonazzi, Matteo Serra, Laura Simonetti