Per una buona scuola in tempo di Covid 19
di Francesco Tonucci
Per gentile concessione delle edizioni Zeroseiup pubblichiamo questo articolo che uscirà nel n° 2/2020 di Zeroseiup Magazin
“Non pretendiamo che le cose cambino, se facciamo sempre la stessa cosa. La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e nazioni, perché la crisi porta progressi”, diceva Einstein. Parlando di scuola dovremmo domandarci se riteniamo che oggi, così com’è, funziona bene, è adeguata rispetto alle sue finalità e alle aspettative della società oppure se andrebbe cambiata. Se siamo soddisfatti, non c’è bisogno di cambiare e allora è ragionevole che in questa paradossale situazione, nella quale per la prima volta bisogna vivere chiusi in casa, la scuola cerchi di dimostrare che non cambia nulla, che tutto continua come prima, con lezioni e compiti per casa, secondo quanto previsto dal programma e indicato nei libri di testo. L’unico cambiamento è, appunto, il mezzo con cui tutto questo si veicola, che è la tecnologia virtuale e digitale. Se invece non eravamo soddisfatti della scuola così come la vivevano le bambine e i bambini perché si annoiavano, andavano mal volentieri, imparavano poco e dimenticavano rapidamente, allora possiamo pensare a questo periodo come una preziosa occasione per pensare e sperimentare una alternativa che, se funzionerà in questa situazione limite, potrà dare interessanti indicazioni per dopo, quando la vita tornerà ad essere normale. Ma la ragione più profonda della insoddisfazione della scuola così come era (fatte ovviamente salve tutte le buone esperienze che sempre ci sono state) è che non rispondeva alle finalità che le assegna sia la Costituzione1 che la Convenzione dei diritti dell’Infanzia del 1989, che all’articolo 29 dice: “l’educazione del bambino deve avere come finalità: favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità”. Non quindi il raggiungimento di obiettivi stabiliti a priori, non il completamento di un programma, ma obiettivo dell’educazione, e quindi tanto della famiglia che della scuola, deve essere aiutare ciascun alunno a scoprire nella sua personalità le sue attitudini e offrigli gli strumenti adeguati per svilupparle in tutta la loro potenzialità. Un secondo elemento di preoccupazione e forte disagio nell’esperienza educativa dei bambini di oggi è uno strano e profondo conflitto che divide la scuola dalla famiglia. Conflitto che rende l’esperienza scolastica ancor più fragile e inefficace. (….)
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