Una roadmap per l’innovazione nei territori: parte dall’Emilia – Romagna il progetto Inu “Mappe d’Italia”
L’architetto Cristoforetti, responsabile dell’iniziativa: «Individuare le opportunità di crescita per attrarre investimenti da parte delle imprese»
Dall’intervista pubblicata su ” Edilizia e Territorio” de Il Sole 24 Ore:
L’Istituto Nazionale di Urbanistica ha avviato il progetto Mappe d’Italia. Si parte dall’analisi dei territori per individuare la loro capacità di produrre innovazione e qualità del futuro. Se ne ricercano le potenzialità e si mettono a sistema fattori come la qualità dell’ambiente, la resilienza, i paradigmi smart e la sostenibilità sociale. Per ciascun territorio analizzato viene fuori un quadro che individua le opportunità di crescita, ossia gli indirizzi di sviluppo strettamente correlati al luogo specifico e alla comunità locale.
Si tratta di un progetto per ora in fase di sperimentazione in Emilia Romagna, ma avviato con l’obiettivo di estenderlo a tutta l’Italia. Le possibilità di applicazione sono molteplici. I risultati potranno essere utilizzati, ad esempio, dalle imprese che, nell’impostare investimenti a lungo termine, potranno trarre vantaggio dal conoscere le potenzialità specifiche di un dato territorio. Per lo Stato e gli enti locali significherà investire risorse con maggiore efficacia, sapendo che l’azione intrapresa potrà avere ricadute positive in termini economici e sociali. C’è poi una scommessa culturale: saper guardare al futuro significa anche valorizzare le nostre bellezze e ciò che di meglio offre il nostro territorio. Significa «trasformare in meglio quello che oggi non riesce a cogliere in modo pieno le opportunità». Il responsabile di Mappe d’Italia è l’architetto urbanista Gianluca Cristoforetti, che racconta il progetto nel dettaglio.
Oltre all’Inu che ha promosso il progetto, quali sono i soggetti coinvolti?
In questo momento l’Inu ha avviato la sperimentazione in modo autonomo attraverso accordi con soggetti territoriali dell’Emilia Romagna. Hanno comunicato la propria disponibilità Tep Parma, il Comune di Reggio nell’Emilia, il Comune di Imola, il Comune di Cervia, il Comune di Bagno di Romagna ed Ervet, partner selezionati in modo da poter sperimentare gli indicatori all’interno delle dinamiche territoriali.
Quali obiettivi si prefigge Mappe d’Italia?
L’Istituto Nazionale di Urbanistica, con il progetto Mappe d’Italia, intende avviare un piano nazionale per valutare la capacità dei territori di prefigurare, pianificare ed attuare il proprio futuro, individuandone gli elementi qualitativi trainanti. Non è semplicemente una “gap analysis” su vasta scala, più propriamente è l’individuazione di un processo delle comunità, che riguarda la capacità di immaginare se stesse nel breve e nel lungo periodo superando il concetto, spesso un po’ stretto, che la “qualità della vita” attuale si possa intendere anche come qualità del futuro.
Quali sono gli indicatori presi in considerazione nel processo di valutazione?
Attraverso la fase di sperimentazione in Emilia Romagna si stanno definendo 125 indicatori che descrivono cinque diverse aree di indagine: la pianificazione e la città resiliente, lo smart planning – Ict e Iot (Internet of Things), institutional capacity building, città etica e responsabilità sociale del territorio, beni comuni ed ambiente. Queste aree di indagine vengono poste in relazione alle dinamiche più significative che oggi interessano i territori italiani: processo di costruzione delle città metropolitane, aree interne, sistemi di mobilità d’area vasta, energie e modelli di gestione dei rifiuti, capacità attrattiva di territori segnati dalla crisi.
Cosa aggiungerebbe il progetto alle classifiche sulla qualità della vita?
Come accennato in precedenza, la qualità della vita oggi non è necessariamente un elemento di certezza relativamente alla qualità del futuro delle comunità. Capacità di pianificazione, buon uso e non consumo dei beni comuni, capacità di creare comunità sia di intenti che di azione, utilizzare la rivoluzione tecnologica come acceleratore di comportamenti virtuosi ed economici allo stesso tempo, questi i nodi da interpretare per prefigurare i modelli odierni in un futuro prossimo. Pena un atteggiamento potenzialmente “conservatore” nei territori ai primi posti delle classifiche, oppure una profonda frustrazione in chi non riesce a risalire verso posizioni dignitose.
Parliamo delle possibili applicazioni. In che modo le aziende che vogliono programmare investimenti a lungo termine potranno trarre vantaggio dai risultati di Mappe d’Italia?
Partiamo dal concetto che chi oggi immagina di poter investire sul territorio italiano non lo fa certamente per la dinamicità attuale del mercato nazionale, o per la propensione alla spesa da parte delle famiglie. Neppure per particolari regimi fiscali o di incentivazione. Chi pensa di poter investire oggi in Italia (o chi pensa di tornare) lo fa perché è qui che si fa il “made in Italy”. E quest’ultimo è reso possibile dalle comunità che detengono i saperi, la creatività, la capacità di innovare, la cultura del lavoro. Altrimenti non si comprende che cosa possa significare, per l’appunto, “made in italy”. Avere un quadro valutativo della capacità da parte dei territori di rendere facile la valorizzazione di queste caratteristiche è sicuramente un navigatore innovativo.
Ancora sulle possibili applicazioni: anche lo Stato e le sue articolazioni potranno avvalersi dei risultati del progetto per indirizzare efficacemente le risorse da spendere?
Anche in questo caso sapere se ad esempio la capacità di spesa è una capacità che migliora gli indicatori economici e sociali di un territorio diventa fondamentale per discernere come allocare le risorse. Questo non vuol dire concentrare le risorse solo nei territori virtuosi, con il rischio di aumentare il divario e di venir meno al patto nazionale della perequazione tra territori. Significa allocare le risorse per azioni differenti, in alcuni casi si può pensare di spendere (per investire) in altri forse conviene apprendere prima di spendere. Ecco l’analisi si prefigge lo scopo di fornire un quadro dove le opportunità di crescita sono intimamente correlate ai territori e non incoerentemente “uguali per tutti”.
Come si intreccia Mappe d’Italia con la valorizzazione del nostro territorio e delle sue bellezze?
Qui la scommessa è culturale. Se non creiamo l’attitudine alla prefigurazione del nostro futuro, è facile cadere nell’iper vincolismo, per cui, visto che il futuro è incerto, congeliamo il presente con tutta la storia che si porta appresso. Ecco questo significherebbe condannare il nostro Paese ad un declino inarrestabile. Alcuni sono persuasi del fatto che gli italiani “geneticamente” siano costretti a darsi dei vincoli pena la barbarie. Questa visione quasi lombrosiana di noi stessi è davvero mortificante, la valorizzazione passa attraverso la capacità di trasformare in meglio quello che oggi non riesce a cogliere in modo pieno le opportunità.